Dopo anni di estenuante attesa, arriva finalmente il quinto capitolo ufficiale della saga Resident Evil, una pietra miliare dell'universo videoludico...
Era il 1996 l'ultima volta che abbiamo avuto a che fare con l'agente speciale Chris Redfield, allora uno stilizzato pupetto cubettato alle dipendenze della leggendaria S.T.A.R.S ( “Special Tactics and Rescue Service”), ora un aitante bellimbusto al servizio della B.S.A.A, un'organizzazione che si batte per sconfiggere il bioterrorismo.
Nonostante gli anni ( ricordiamo che ne sono passati 13 dal primo RE), il vecchio Chris è sempre all'altezza della situazione, forse più che in passato, visto che la sua figura era spesso adombrata dall'ingombrante presenza della bellissima Jill Valentine ( L'altra protagonista di RE1).
Quest'ultima, tuttavia, continua ad aleggiare come un fantasma sulla testa del nostro Chris, che nonostante la presunta morte della sua bella e instradato in tale direzioni da inopinabili indizi, spende tutte le sue forze nel tentativo di scoprire il mistero che si cela dietro la scomparsa della partner.
Che Jill sia davvero defunta, o un redivivo “spettro” del passato come Albert Wesker ( ricordiamo la sua clamorosa riapparizione in RECV dopo essere stato sventrato dal Tyrant in RE1), lo scoprirete solamente giocando quest'ultimo capolavoro della saga del terrore più amata di tutti i tempi e che, nonostante rispetti la sua ormai più che decennale “tradizione”, non vuole smettere di rinnovarsi continuamente.
Seguendo la falsariga di Resident Evil 4, anche RE5 mantiene lo stesso tipo di visuale in terza persona leggermente decentrata alle spalle del personaggio per aumentare la tensione, elemento fondamentale, che mai è mancato nel corso di tutta la saga, nonostante le diversità che intercorrono tra i vari capitoli: nei primi tre, infatti, l'elemento suspance era realizzato attraverso la spettrale staticità della grafica in 2D ( tutti ricorderete senz'altro i raccapriccianti cigolii delle porte di villa Spancer), suspance poi interrotta puntualmente da clamorosi colpi di scena. In Resident Evil 5, tutto questo non c'è, nonostante si riesca a ricreare la stessa e identica angoscia tramite un espediente alquanto ingegnoso, ovvero l'impossibilità di sparare in movimento.
Tuttavia, noi videogiocatori degli anni '90, pur apprezzando e idolatrando ( perchè questo è ciò che si merita un'opera d'arte di tale levatura) l'operato degli sviluppatori Capcom, un po' rimpiangiamo i vecchi “cassoni” adibiti al deposito della singolare “oggettistica”, il proverbiale cigolio delle porte, ricordato giustappunto sopra, e per non parlare delle Ink Ribbon, un elemento peculiare e che sempre ha contraddistinto questo gioco.
Queste caratteristiche, senza le quali il gioco potrebbe apparire snaturato della sua primordiale essenza, sono, a mio avviso, goffamente rimpiazzate da elementi che si addicono di più ad un Platform che ad un Survival Horror ( figuriamoci al padre di tutti i Survival Horror!!!).
Il sistema di salvataggio tramite checkpoint, o comunque salvataggi di fine livello ( solamente il fatto che esistano livelli in RE è inammissibile) è inadeguato, se poi a questi ci si aggiunge un sistema di statistiche di punteggio, allora la questione degenera completamente.
Gli sviluppatori Capcom, evidentemente, non hanno considerato che gli “affictionados” della serie non sono dei nerd affamati di punti, punticini, obbiettivi ecc.
Ciò che rende ancora più irritante questo aspetto è il fatto che, i corpi, al posto di rimanere esanimi a terra, scompaiono per poi far materializzare sul campo di battaglia delle monetine o delle cartucce. VORREI RICORDARE CHE QUESTO NON E' SUPER MARIO BROS!
Tuttavia, nonostante qualche piccola pecca, possiamo senza ombra di dubbio dire che le nostre aspettative sono state ampiamente ripagate, soprattutto per quanto riguarda la trama, che perfettamente si ricollega ai “fasti” del passato.
Ecco a voi una piccola chicca per gli appassionati, un video storico che certamente ricorderete...
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